Cocullo e San Domenico dei Serpari

Ogni anno il primo maggio a Cocullo, un piccolo borgo caratteristico situato nel cuore dello scenario montano aquilano, si celebra la festa di San Domenico Abate e la processione dei serpari, un’antichissima festa che trae le sue origini dal rito pagano in onore della Dea Angizia, protettrice del veleno dei serpenti.

Foto di Luciana Trappolino (2018)

Da quando, secondo la tradizione, San Domenico donò un proprio dente alla popolazione di Cocullo, collegando secondo la tradizione il dente al veleno dei serpenti, si pensò di unire al rito pagano in loro onore anche il rito religioso in onore di San Domenico.

La ricerca dei serpenti da portare in processione inizia già nei mese precedenti la festa nelle campagne e nelle montagne intorno a Cocullo. I rettili vengono poi custoditi in cassette di legno e alimentati dai propri serpari fino ai giorni dell’evento. 

Il giorno precedente la festa i serpenti vengono registrati, pesati e misurati, prima di essere chiusi in sacchi di cotone in attesa della processione. Ad ogni serpente viene apposto un segno di riconoscimento per poter essere individuato, a fine processione, dal proprio serparo che lo recupera e riporta in libertà nei campi. 

La mattina del primo Maggio piazze, vicoli ed ogni angolo del paese si popolano di serpari e serpenti che attirano la curiosità dei tanti visitatori; un via vai di turisti, bambini ed adulti con la speranza di poter incontrare i serpari e avere la possibilità di prendere in mano i serpenti, almeno una volta nella vita. Sorprendente è l’assenza di paura nella gente nei confronti di questi rettili, in fondo innocui.

Foto di Luciana Trappolino (2018)

Dopo la celebrazione della messa la statua di San Domenico esce in piazza e, a mezzogiorno, tutti i serpari si ritrovano intorno all’effige per avvolgerla con i serpenti: per buono auspicio, la tradizione vuole che il volto del Santo non ne venga coperto.

Dopo questo rito propiziatorio ha inizio la processione di San Domenico: la statua del Santo, avvolta dagli innocui serpenti, trasportata a spalle e seguita dai devoti si insinua per le strette vie del paese, salutata da pellegrini e curiosi lungo il suo passaggio. A fianco della statua del santo, durante la processione, due ragazze vestite con i costumi tipici del luogo, portano sulla testa cesti di pane sacro detti “ciambellati” a memoria di un miracolo di San Domenico che moltiplicò, secondo i fedeli, la farina di un mulino.

La banda scandisce i passi con la sua musica. 

 

Copyright: Luciana Trappolino

Condividi l’Articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.

Altre esperienze di viaggio