Viaggio nel Buddhismo (Buddismo)

Un viaggio tra Myanmar, Mongolia e Nepal

Un viaggio intrapreso in più anni tra i Monasteri, le tradizioni e i riti Buddhisti in Myanmar, Mongolia e Nepal. Il viaggio comprende anche la visita presso una scuola monastica del Myanmar dove i ragazzi, fin dalla giovane età, vengono educati secondo i dettami della religione buddhista (buddista).

Nelle scuole monastiche i ragazzi, fin dalla giovane età, possono imparare, oltre a leggere e scrivere, anche inglese, matematica e fisica. Per questo motivo, le famiglie più povere vedono nell’ingresso di un figlio in monastero, la possibilità per lui di studiare. E’ usanza, inoltre, che ogni ragazzo provi l’esperienza di vita nel monastero almeno due volte nella vita: come novizio, in un’età compresa tra i 7 e i 20 anni, e come monaco vero e proprio a circa vent’anni. Questa “prova” per qualcuno può durare solo settimane, per qualcuno mesi mentre per altri può rappresentare una scelta di vita. In Birmania viene praticato il buddismo Theravada, una delle forme più restrittive di questa religione. I monaci, quindi, seguono dei precetti molto rigidi e passano le giornate a studiare e meditare. Per i novizi i precetti da seguire sono solo 10 e possono quindi giocare a calcio, guardare la tv e divertirsi come normali bambini. I monaci buddhisti, in Birmania (Myanmar) rappresentano il livello più alto della società e sono riconosciuti come “figli di Buddha”.

La Mongolia è un paese buddhista di rito tibetano. Gandantegchenling Monastery, presso Ulan Bator, in Mongolia, è dei pochi complessi monastici salvati dalla distruzione avvenuta sotto il comunismo durante le purghe degli anni ’30, che vale la pena sicuramente visitare. E’ questo un luogo di preghiera molto frequentato dai monaci che lo abitano, dai fedeli, ma anche dai turisti. Assistere alle preghiere della mattina all’interno del tempio principale è un’esperienza veramente mistica. Il monastero di Erdene Zuuu è probabilmente il più antico monastero buddista sopravvissuto in Mongolia, costruito nel 1585 da Abtai Sain Khan, in occasione dell’introduzione del buddismo tibetano in Mongolia. Sotto il regime comunista Erdene Zuuu ha potuto esistere solo come museo. Tuttavia, dopo la caduta del comunismo in Mongolia nel 1990, il monastero è stato consegnato ai Lama diventando di nuovo un luogo di culto. Altri piccoli monasteri, non meno importanti ed emozionanti, si trovano anche lungo il Deserto del Gobi.

Video e foto di Luciana Trappolino (All the rights are reserved)

In Nepal, anche se la maggioranza della popolazione professa l’Induismo, è diffuso anche il Buddhismo, come testimoniano i numerosi importanti monasteri. Lo Stupa di Boudhanath, in Nepal, costituisce un importante luogo di pellegrinaggio e meditazione per i buddisti tibetani e nepalesi locali. Si trova su quella che era un’importante rotta commerciale tra il Nepal e il Tibet: qui vivono le persone di religione buddista. Con i suoi 36 metri di altezza è considerato lo stupa più alto del Nepal, se non addirittura più alto al mondo. La sua sagoma tondeggiante domina il panorama di Katmandu. La sua forma estremamente complessa racchiude tutta la visione dell’universo buddhista, poiché la sua pianta, vista dall’alto, è quella di un Mandala: ai quattro punti cardinali e al centro cinque Buddha che rappresentano anche i cinque elementi che compongono l’Universo: terra, acqua, aria, fuoco, etere. Lo stupa di Swayambhunath o Swoyambhunath è un antico complesso religioso che sorge sulla collina nella valle di Kathmandu, a ovest della capitale. È noto anche come il “Monkey Temple”o tempio delle scimmie poiché ci sono scimmie sacre che vivono in alcune parti del tempio e che accompagnano fino a quasi a disturbare, il visitatore lungo la scalinata che conduce allo stupa. Lo stupa di Swayambhunath è uno dei simboli della valle di Kathmandu, e la sua visita è un’esperienza unica e affascinante, in un ambiente che mescola elementi dell’iconografia buddista, induista e tibetana.

Un viaggio nella meditazione come questo riporta l’uomo a concentrarsi su se stesso e sul senso e sul rispetto della Vita.

Copyright: Luciana Trappolino

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